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Ineccepibile naufrago
smise di considerare la sua terra un'isola.
Girò intorno al suo problema…forse più a lungo di quanto si aspettasse
non trovando che una soluzione: l'attesa.
Provò a coltivare
ma i frutti che non venivano
erano la lampante espressione
dell'aridità della sua cultura.
Stanco di seminare
s'immaginò cacciatore
ma non trovò cosa che potesse definirsi
preda.
Seminò se stesso
sotto la propria coltre di erbe selvagge
sconfiggendo la propria aridità.
Rinacque
rileggendosi
più piano
voltando più lentamente
le sue pagine.
La vegetazione lussureggiava i suoi pensieri
che vi si adagiavano modellandola
a suo piacimento.
Si rivide in seguito
completamente trasformato
non gli bastò uno specchio per riconoscersi
e ne fu contento.
Dipinta a forma di veliero
la sua libertà si era presto dileguata.
Restò solo "civiltà".
Era bastata una nave:
quattro vele galleggianti
sopra il mare.
Trascinato via dalle più profonde radici
raccolse i suoi avanzi nascondendoli;
dalle abitudini antiche proruppe un seguito,
ma non fu lo stesso.
La sua isola era rimasta lì
indifferentemente abbandonata.
( da www.landasurreale.blogspot.com , post pubblicato il 24 dicembre 2011)
( da www.landasurreale.blogspot.com , post pubblicato il 24 dicembre 2011)
Il presente scritto è parte integrante della raccolta "Piano di Supremo Attrito, scritto nel 1988
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