mercoledì 13 febbraio 2013

IL SIGNORE CHE MANGIAVA I SUOI PENSIERI

da  rosatiziana.com



I bambini che amano stare tutto il giorno a sognare ad occhi aperti e immaginano cose belle che restano solo nel mondo della fantasia, spesso vengono rimproverati dai propri genitori o dagli adulti in genere, perché a loro dire stanno troppo con la testa fra le nuvole e poco con i piedi per terra.
A tutti questi bambini è dedicata questa storia.


Un signore che era diventato grande, ma che aveva conservato dentro la capacità di sognare, amava spesso pensare.
I grandi che lo frequentavano e che lo vedevano dissimile da loro negli atteggiamenti, a volte lo rimproveravano, perché a loro dire stava troppo assorto nei suoi ragionamenti, ignorando le comuni preoccupazioni del mondo reale.
Tutti i grandi lavoravano per avere poi i soldi per comprarsi da mangiare, ma spesso facevano dei lavori che non amavano, anzi, andavano al lavoro quasi sentendosi male, perché provavano una profonda repulsione per i compiti che “dovevano” svolgere.
Quel signore, invece non lavorava, non nel senso comune che viene inteso.
Egli trascorreva il suo tempo a pensare. Ma pensava così bene, che i suoi pensieri sembravano veri, quasi da poterli toccare.
Era sempre assorto in essi, anche quando gli altri andavano a mangiare. Quando poi era l’ora di pranzo ed il suo stomaco iniziava a borbottare, lui per tutta risposta si concentrava maggiormente.
Il frutto di tutta quella sua concentrazione gli si materializzava davanti i suoi occhi  e doveva solo allungare le mani per cibarsene: un piatto di spaghetti al sugo, fumanti con accanto posate bicchiere e tovagliolo, posti su di un tavolino con davanti una sedia. Lui non doveva far altro che sedersi e iniziava a mangiare. Per bere poi un’intera brocca piena d’acqua, il vino preferiva non averlo, sennò i pensieri diventavano un po’ alticci.
Il menù non era sempre lo stesso, variava a seconda delle sue preferenze.
Le altre persone credevano che lui morisse di fame e non capivano come facesse ancora a reggersi in piedi.
Un’altra cosa che non capivano era come facesse sempre ad indossare abiti diversi e nuovi, quasi avesse da qualche parte tutto un suo guardaroba di vestiti già stirati, ma questa è un’altra storia.
Lui comunque li lasciava sempre parlare e restava assorto nei suoi pensieri: a lui, quelli si che gli davano da mangiare!



( da www.affabulatorio.blogspot.com , post pubblicato il 22 gennaio 2012)



da  http://orvietosi.it/2012/09/locandina-pensieri-da-mangiare/

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