venerdì 18 gennaio 2013

LA FORZA DEI SOGNI - Ilya Kabakov

Ilya Kabakov
L'uomo che volò nello spazio dal suo appartamento
1981/88
immagine tratta da Achille Bonito Oliva- SUPERARTE
Giancarlo Politi Editore - 1988
pag 76


Nell’opera dell’artista Ilya Kabakov intitolata: “l’uomo che volò nello spazio dal suo appartamento” c’è tutta la carica disgregante insita nell’ironia tipicamente russa di fronte all’enfasi monumentale della nomenclatura.
L’uomo che non è più nell’appartamento, e di cui ci rimangono le misere cose che lo rendevano meno vuoto (non lo arredavano poiché non sono da considerarsi arredamento una brandina senza materasso, due sedie, una brocca, tre pareti tappezzate di immagini asfissianti e ossessive), è un provetto “Yuri Gagarin” formato popolare. Tanto più il primo uomo nello spazio costituiva la bandiera di uno stato proletario vincitore sul gigante capitalista nella corsa alla conquista del cosmo, tanto più questo, di cui possiamo ammirare l’estro inventivo nella realizzazione di una fionda capace di proiettarlo nell’universo, appare come un eroe della rivalsa delle più elevate aspirazioni di un popolo intero (anzi di tanti popoli rinchiusi tutti sotto la sigla URSS) su uno stato nato da una Rivoluzione, ma trasformatosi ben presto in una prigione di ampiezza intercontinentale.
Non è solo un uomo che è volato nello spazio, da quei brandelli di soffitto sono già volati tutti.
Il poster raffigurante la Piazza Rossa ricolma di gente in una immagine notturna ha il sapore di un lager in cui i fasci di luce dei fari, a mo’ di postazioni contraeree pattugliano il cielo a cercare il fuggitivo. Di lui si sono perse le tracce. Le scarpe vecchie rimaste sul pavimento testimoniano l’inutilità della concretezza dei regimi di fronte alla fantasia della libertà dei popoli: le mura non bastano ad imprigionare le aspirazioni, che invece volano libere più in alto.
Opera profetica, anticipa un’altra e ben più famosa demolizione: il muro di Berlino.
Nei brandelli che pendono da quel soffitto sembra si possano scorgere le macerie che di lì a poco mostrerà quella cortina di ferro, che il desiderio di libertà dei popoli dell’Est sbriciolerà come d’incanto nel novembre dell’89.
Non sappiamo che ne è stato dell’ardito sperimentatore di quella fionda. Se anche lui, come Icaro sia precipitato, sconfitto dalla forza di gravità o sia riuscito, come Dedalo a coronare con successo il suo sogno libero.
Sicuramente, come entrambi si è affrancato dalla sua prigione e questa certezza ci basta!
www.ilya-emilia-kabakov.com/

(da www.landasurreale.blogspot.com , post dell' 8 settembre 2011)



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